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Lunedì 21 Novembre 2011 10:54

Riqualificazione del Ponte Vanvitelli sul fiume Calore

Descrizione dell’intervento

Il ponte, lungo circa 130 e largo circa 17 m, sarà oggetto di un intervento di riqualificazione architettonica e funzionale. Il progetto vuole essere un primo passo di proposta di riqualificazione urbana del ponte cosiddetto di “Vanvitelli” (in onore dell’architetto Vanvitelli che ha provveduto nel 1767 a redigere il progetto) in previsione di una completa “riorganizzazione” della mobilità urbana con la realizzazione di un nuovo ponte sempre nel rione ferrovia.

Il Ponte Vanvitelli, chiamato anche Ponte di Calore (in dialetto, u' ponte 'e Calore), dal nome del fiume che sormonta, si trova a Benevento; collega la parte bassa della città (Rione Ferrovia) con il centro storico. Fino alla fine degli anni Sessanta, era l'unica strada per poter accedere alla zona alta della città, ed era transito obbligato per le macchine ed i pedoni.

L'odierno Ponte di Calore è stato costruito nel 1960. Il ponte storico, infatti, costituì più volte un'inopportuna diga durante le piene del fiume Calore. Dopo una spaventosa alluvione nell'ottobre 1949, fu distrutto e rimpiazzato da un più agile ponte a sole tre arcate, e furono effettuate nel contempo poderose opere di arginatura. Originariamente il Ponte, detto di Sant'Onofrio per una chiesa dedicata al santo che sorgeva nelle sue vicinanze (l'odierna Piazza Bissolati), aveva sei luci. All'inizio del XX secolo l'ingegnere Eugenio Greco, in un suo opuscolo "Il sepolcro di Manfredi presso Benevento", dopo un accurato studio, concluse che esso fu costruito ai tempi del basso Impero o per lo meno ai primi tempi delle dominazioni barbariche.

I suoi studi oggi sono un documento storico notevole, poiché furono condotti prima della II guerra mondiale e dell'alluvione del 1949, dopo le quali ben poco rimase della struttura primitiva. Dopo un primo restauro nel XVII secolo, nel 1767 il Ponte fu rifatto su progetto del famoso architetto Luigi Vanvitelli, convocato dai Consoli della città. All'epoca esso si trovava in una zona extrarbuna, con vaste aree di allargamento per il fiume Calore oggi scomparse. Fino all'alluvione si vedevano ancora le tracce delle antiche riparazioni, fatte con pietre di antichi monumenti e sepolcri romani, poste alla rinfusa, senza rilavoratura di adattamento e con interposizioni di mattoni.

Alla testata superiore del ponte esisteva anticamente una porta d'igresso alla città, chiamata popolarmente "Porta di Calore", ma che ebbe prima il titolo di "Porta Gloriosa", quando nel 663 vi passò trionfalmente il Duca Romoaldo al ritorno della guerra combattuta contro l'esercito dell'imperatore bizantino Costante, e poi di "Porta Pia", allorché venne rifatta nel 1781, sotto gli auspici di Pio VII. La porta fu demolita nel 1867 quando venne aperto il corso Vittorio Emanuele (che originariamente doveva chiamarsi corso Pio). La proposta qui illustrata, intende far si che il ponte, pur mantenendo esistente la sua funzione primaria (ovvero di collegamento carrabile tra il rione ferrovia ed il resto dell’ambito urbano), permette di rilanciare il rapporto della città con il fiume Calore.

In particolare, l’intervento prevede: la sistemazione dei percorsi pedonali (marciapiedi) attraverso la ripavimentazione con l’utilizzo di pietra calcare locale e ciottoli di fiume levigati; la sistemazione della sede stradale; l’adeguamento dell’impianto di illuminazione esistente sul ponte; la realizzazione di percorsi orizzontali (saranno “disegnati” percorsi che, dal ponte collegano la vicina struttura della colonia elioterapica) e verticali (discese al fiume attraverso scale di collegamento tra la sede stradale e il l’argine del fiume).

 

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